On Cleaning Considered as one of the Fine Arts

Quello che si può imparare sulla progettazione lavando un pavimento

Pensa come un ingegnere
9 min readApr 7, 2021

La Camera Grande, come viene chiamata confidenzialmente non senza giusta solennità, è una stanza della casa dei nonni.
È una stanza ben grande, di almeno cinquanta metri quadrati, con il soffitto alto, un balconcino e due belle finestre e la porta che dà su un ballatoio; piena di mobili vecchi e antichi, un letto che -dicono- aveva un baldacchino, armadi, cassettiere, un mobile da toletta, specchi, trumò e ricordi di famiglia di cui si perde la memoria tanto sono lontani, con le meraviglie che è possibile ritrovarci e che invece trascureremo perché la Camera Grande è lastricata d’un pavimento di cotto che contribuisce al principale argomento di cui vi parlerò.

La Camera Grande non è utilizzata da anni se non come amorevole emporio di cose memorabili e pertanto, per anni, giorno per giorno si è pensato che quel granello di polvere non avrebbe poi fatto la differenza dal giorno prima.

Giovedì scorso abbiamo deciso che era giunto il momento delle pulizie.

Problema: lavare un pavimento di cotto di un secolo fa dopo (approssimativamente) una decina d’anni dall’ultima cenciata.

L’attrezzatura a disposizione è una scopa, una ramazza, tre stracci da pavimento, due catini, detersivo per pavimenti.

Condizioni al contorno:

  • il rubinetto più vicino è in un bagno a circa 15 metri dalla camera;
  • le fughe delle mattonelle sono profonde e le mattonelle sono scabrose, questo ha favorito il deposito di quantità di sporcizia inusuale per un pavimento utilizzato regolarmente;
  • l’attrezzatura a disposizione limita ad una sola persona alla volta l’esecuzione del compito.

Tre raccomandazioni e una precisazione:
la progettazione deve confrontarsi con una quota di inconoscibile che spesso non merita di essere indagata completamente perché richiederebbe troppo tempo e risorse;

le decisioni vanno prese in tempi rapidi su base razionale valutando i rischi;

si può e si deve tornare sulle decisioni prese solo in presenza di evidenze, ed è bene farlo rapidamente;

il pavimento dovete lavarlo davvero, questo non è un esercizio filosofico né un’applicazione matematica.

Stato dell’arte
Un approccio tradizionale vorrebbe una spazzata per rimuovere il grosso della polvere dal pavimento, quindi il lavaggio con stracci imbevuti di acqua saponata ed eventualmente risciacquo con acqua.

Normalmente si procede così: per il lavaggio si immerge lo straccio pulito nell’acqua saponata, lo si strizza per rimuovere l’eccesso di liquido, quindi lo si passa sul pavimento per lavarlo.
Dopo alcune passate su una porzione di pavimento lo straccio dev’essere ripulito dalla sporcizia raccolta e questo richiede di solito il risciacquo nel catino dell’acqua saponata, quindi si ripete l’operazione fino a completare il lavaggio di tutta la superficie del pavimento.
La verifica dell’avvenuta pulizia del pavimento si evince dalla pulizia dell’acqua strizzata dallo straccio dopo il passaggio dello straccio con la ramazza.
Vedremo che questo approccio non si rivelerebbe opportunamente meditato.

Fattibilità e Progettazione preliminare
Su un pavimento nello stato di quello di cui si parla, una tale procedura comporta il ricambio continuo dell’acqua saponata poiché lo straccio raccoglie tanta polvere che l’acqua contenuta nel catino non è più utilizzabile già dopo il primo passaggio su pochi metri quadrati.
Di conseguenza sarebbe richiesto l’utilizzo di elevate quantità di acqua e sapone e tempo per i trasferimenti verso lo scarico e il rubinetto, con i rischi di rovesciare l’acqua sporca durante il tragitto, inversamente proporzionali alla velocità di trasferimento.
Tempo, acqua, sapone, usura degli stracci e rischi di dover ripulire zone non previste devono invece essere minimizzati.

In astratto, il lavaggio di un pavimento richiede che le sostanze depositate sul pavimento debbano essere deterse da una soluzione liquida e con questa trasferite verso uno scarico.
Tralasciando la chimica dei saponi e l’azione detergente, sulla quale in questa fase progettuale non abbiamo nessun controllo, concentriamoci sugli elementi macroscopici: il vettore che trasferisce la sporcizia dal pavimento all’acqua di lavaggio è lo straccio, appare sensato quindi che sia questo elemento a dover essere frequentemente rinnovato in luogo del ricambio dell’intero catino d’acqua.
Essendo fuori discussione l’utilizzo di un numero indefinito di stracci, è necessario risciacquare gli stracci a disposizione e riutilizzarli.

L’osservazione principale è che il vettore che rimuove lo sporco è lo straccio, pertanto è questo l’elemento di cui dobbiamo ottimizzare le prestazioni: lo straccio avrà una determinata capacità di raccogliere sporco in quantità finita. Non è ragionevole determinare con precisione questa quantità perché è immediatamente evidente che questa valutazione richiederebbe un tempo superiore a quello necessario all’intera operazione di pulizia della Stanza Grande.
Decidiamo quindi per una valutazione soggettiva ma non sapendola ancora definire imponiamo una scelta arbitraria: usiamo lo straccio per una porzione fissa di pavimento stabilita in circa 4 metri quadrati, dopodiché lo risciacquiamo.
Il risciacquo rimuove la sporcizia dallo straccio medesimo verso lo scarico, ha senso allora evitare un mezzo intermedio (poiché comporterebbe perdita di prestazioni, ovvero inefficienza).
Dunque non è ragionevole usare a questo scopo il catino dell’acqua saponata, che risulterebbe subito sporca e quindi da sostituire perché inservibile;
tantomeno ha senso usare l’altro dei due catini perché essendo di capacità limitata andrebbe svuotato e riempito con trasferimenti verso lo scarico quindi aumentando i tempi e i suddetti rischi di sporcare zone che non avevamo intenzione di pulire.
Da queste considerazioni discende che il risciacquo dello straccio va fatto necessariamente in prossimità dello scarico.

Progettazione di dettaglio ed esecutiva
Usiamo pertanto il secondo catino per contenere lo straccio usato nel trasferimento verso il bagno con il vantaggio di ridurre -se non addirittura escludere- sgocciolamenti di acqua sporca nel tragitto e rendere l’operazione più veloce in quanto richiede poca cautela e il peso da trasportare è irrisorio.

Lo straccio viene lavato a mano nel lavandino o nella vasca da bagno: l’opzione scelta è stata la vasca da bagno, col doccino, il cui getto aggiunge una azione meccanica distribuita alla pulitura dello straccio.
Anche in questa fase si rende necessario un compromesso: la migliore azione pulente dello straccio richiede la sua completa pulizia (il cui criterio è -come detto più sopra- ricavato dalla pulizia dell’acqua di risciacquo). Una pulizia completa dello straccio richiede un tempo di risciacquo prolungato o una migliore efficienza di lavaggio.

Fra i vincoli del progetto c’è la necessità di ridurre i tempi quindi, non potendo utilizzare sistemi di lavaggio che non siano manuali, possiamo solo gestire il tempo di lavaggio con valutazioni soggettive: proseguiremo con il lavaggio a mano dello straccio finché l’acqua di risciacquo non è abbastanza pulita.
Il tema principale del progetto è però la pulizia del pavimento, non dello straccio, di cui abbiamo finora definito una procedura per ottimizzare le prestazioni.
Per la pulizia del pavimento, un approccio simile a quello tradizionale prevede diverse passate successive dello straccio sul pavimento che ne risulterà via via più pulito.
Le opzioni possibili sono:
A- Lavare tutto il pavimento più volte

B- Lavare più volte frazioni di superficie fino a completare tutto il pavimento.

L’opzione A forse è più rapida ma comporta una grosso impegno iniziale (il pavimento è tutto molto sporco e il primo passaggio usurerà lo straccio, richiederà continui risciacqui e fiaccherà la resistenza dell’operatore);

l’opzione B permette di concentrarsi su aree limitate e di interrompere il lavoro alla fine di un ciclo limitando la necessità di ritornare o ripassare sulle zone già lavate.

Rapporto di Fase esecutiva
Il pavimento è stato quindi lavato per settori adiacenti di circa 4 mq, ogni area veniva sgrossata, lavata e finita in tre passaggi successivi, ciascuno con uno straccio (abbiamo tre stracci, per caso fortuito).
Alla fine di ogni settore gli stracci venivano trasportati in bagno e risciacquati fino a risultare ragionevolmente puliti. La prima intenzione di usare uno straccio solo per la sgrossatura, uno solo per il lavaggio e uno solo per il risciacquo è risultata difficile da gestire e pertanto è stata abbandonata subito perché troppo rigida (richiede un’attenzione elevata, comporta errori e pertanto è apparsa inefficiente)

L’acqua saponata, sebbene necessariamente ricevesse dello sporco dagli stracci non perfettamente puliti, è stata sostituita tre volte durante l’intero lavaggio. Gli stracci utilizzati, già non nuovi, sono stati smaltiti dopo la pulizia.

La Camera Grande (particolare del pavimento parzialmente lavato)

Commenti
Alla luce dei risultati possiamo dire che se avessimo impiegato “tutta la nostra potenza di fuoco” subito, ovvero avessimo iniziato con molta acqua e sapone e passaggi ampi su tutta la superficie avremmo ottenuto forse lo stesso risultato ma a costo di un più largo uso di acqua e sapone, con probabile necessità di approvvigionamento (interrompi, esci e compra altro detersivo), maggiore impiego di tempo e fatica e col rischio di rovesciare l’acqua di risciacquo nel tragitto verso lo scarico, rischio che sarebbe aumentato con la stanchezza dell’operatore, ovvero avremmo messo a rischio l’intera operazione.

L’uso limitato delle risorse ha consentito di condurre a termine l’operazione minimizzando rischi e consumo delle risorse stesse.

La pulizia del pavimento della Camera Grande con questo metodo ha richiesto circa 5 ore di lavoro di una persona, tre stracci, 25 litri circa d’acqua saponata, una quantità almeno quadrupla di acqua di risciacquo, due litri di detersivo per pavimenti.

immagine pubblicitaria per Hoover Constellation — flying vacuum cleaner (1956)

Conclusioni
Nessuno di noi pianifica in anticipo una tale serie di scelte senza aver fatto esperienza dell’utilizzo di “tutta la nostra potenza di fuoco”. Utilizzare subito tutto quanto si ha a disposizione in una condizione incerta espone a gravi rischi di spreco di risorse e calo di prestazione legata a fatica e delusione di non raggiungere immediatamente il risultato nonostante il dispiegamento di forze.

Pensare alle conseguenze di ogni scelta (e che ogni scelta ha conseguenze) è tipico della progettazione, ovvero del cercare di modificare una situazione per renderla simile a come la desideriamo.

In questa attività abbiamo individuato il componente critico (lo straccio come vettore dello sporco) e abbiamo di conseguenza incentrato tutta la procedura su quello che avviene allo straccio, non al pavimento: la pulizia del pavimento in questo caso è quello che si dice un by-product.

Cambiare il punto di vista spostandosi (continuamente) dal particolare all’universale è una pratica progettuale frequente che suggerisce approcci inediti ovvero innovazione anche in campi inaspettati.

Un rischio di questo approccio è l’eccessiva attenzione sul componente critico: avremmo potuto decidere di risciacquare lo straccio fino a completa pulizia ma sarebbe stato senza senso visto che avrebbe prolungato moltissimo i tempi dell’intera operazione e non avrebbe migliorato apprezzabilmente la prestazione finale: un tratto fondamentale della progettazione è il compromesso (proseguiremo con il lavaggio a mano finché l’acqua di risciacquo non è abbastanza pulita).

Bisogna sapere dove e che cosa cedere in vista dell’obiettivo finale. Frequentemente ci si distrae a inseguire una prestazione secondaria, spesso per un piccolo motivo di orgoglio personale: siccome so fare bene la tal cosa voglio che nel mio progetto sia evidente come la tal cosa sia stata fatta bene. È un atteggiamento da hobbisti che piace far passare per cura dei dettagli ma è solo vanità.
Bisogna saper perdere, bisogna saper lasciar andare, come la lucertola che perde la coda pur tenendo ben presente che la lucertola non ha nessuna intenzione di lasciar via la propria coda.

Come regola empirica dovreste preferire cedere su quanto non potete controllare con precisione ma che potete valutare approssimativamente: il meglio è nemico del bene.

Abbiamo inventato una procedura non convenzionale che potrete giovevolmente utilizzare finché vostra madre non sarà nei paraggi, perché sennò lo farà lei come ha sempre fatto, prosciugando bacini idrici e lamentandosi per il mal di schiena.

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Pensa come un ingegnere

Mechanical Engineer+Teacher+(R&D Advisor). I design: machinery * I deal with: interactive systems * I teach: tech culture. Permutation of terms is allowed.